Già lunedì 9 maggio il prezzo di mercato di UST era sceso sotto quota 0,95$, mentre il giorno successivo era crollato anche sotto quota 0,75$.
Dopo un breve recupero a quota 0,9$, durato meno di 24 ore, mercoledì 11 c’è stato il crollo definitivo, prima sotto gli 0,70$ e poi a 0,30$. Venerdì 13 è sceso anche sotto 0,1$.
Un tale crollo di quella che avrebbe dovuto essere una stablecoin ancorata al valore del dollaro USA ha fatto implodere l’intero ecosistema Terra basato su questa stablecoin algoritmica.
Il crollo ha generato panico, che si è esteso anche ad altre criptovalute.
In particolare giovedì 12 il panico si è diffuso anche sulla principale stablecoin esistente al mondo, Tether (USDT). Ma dopo un breve momento di difficoltà, in cui il prezzo di USDT è sceso sotto gli 0,99$, si è ripreso abbastanza velocemente recuperando il peg con il dollaro.
La diffusione del crollo all’intero mercato crypto e al settore delle big tech
Per quanto concerne il mercato crypto in generale, la giornata peggiore è stata venerdì 13, ovvero dopo che USDT aveva già recuperato il peg con il dollaro, e dopo che LUNA era già implosa.
Infatti, insieme al crollo di Terra si è verificato in contemporanea anche un forte calo dei mercati finanziari in generale, iniziato sempre il 9 maggio.
In particolare il Nasdaq, il cui trend ormai da diverso tempo è simile a quello del prezzo di Bitcoin, il 9 maggio ha perso il 3,8% in un solo giorno, l’11 maggio ha perso il 3%, ed il 12 maggio ha perso più del 2% per poi però recuperare e chiudere la giornata alla pari. Va tuttavia detto che venerdì 13 ha chiuso con +3,7%, ma ormai i mercati crypto erano in difficoltà.
A dire il vero proprio venerdì 13 il prezzo di Bitcoin, seguendo il trend del Nasdaq, è risalito dal minimo annuale toccato giovedì 12 a circa 25.000$, fino a riportarsi sopra i 30.000$ Si tratta comunque di un valore del 12% inferiore a quello di lunedì 9 maggio, e del 17% inferiore a quello del 7 maggio, quando si aggirava intorno ai 36.000$.