Powell (Fed): l’economia Usa è forte, avanti con la lotta all’inflazione

Jerome Powell, presidente della Fed, ha chiarito qual è la priorità della banca centrale americana: proseguire con i rialzi dei tassi per abbassare l’inflazione, anche se questo dovesse portare a una recessione negli Usa. La caduta del pil «è certamente una possibilità», ha detto Powell in audizione al Congresso, sottolineando che è diventato «più difficile raggiungere il 2% di inflazione e nello stesso tempo mantenere un mercato del lavoro forte».
Anche l’obiettivo di un atterraggio morbido dell’economia è ora «più complicato», anche perché «ci sono fattori al di fuori del nostro controllo», ha detto Powell, come la guerra in Ucraina e le strozzature nella produzione per i lockdown in Cina.
Alle domande sui rischi di recessione, il numero uno della Fed ha risposto che «le probabilità non sono particolarmente elevate» e che comunque «c’è anche un altro pericolo da considerare, quello di non assicurare la stabilità dei prezzi. In questo ambito non possiamo fallire», ha sottolineato. Dal punto di vista di Powell, «l’economia americana è molto forte e ben posizionata per gestire una politica monetaria più restrittiva». Le offerte di posti di lavoro sono ancora molto superiori agli individui in cerca di occupazione.
Servono prove che l’inflazione sia in calo
Così nei prossimi mesi, più che guardare a una possibile recessione, «cercheremo prove convincenti che l’inflazione si stia riducendo, in modo da tornare al 2%», ha detto Powell. È questo «l’obiettivo principale» della Fed. La scorsa settimana la banca centrale ha alzato i tassi di 75 punti base, il maggiore incremento dal 1994, portandoli a una forchetta tra 1,50% e 1,75%. Il prossimo passo sarà alzarli fino a un livello più vicino al tasso neutrale, che Powell stima al 2,5%. Ma secondo il presidente della Fed servirà andare oltre questa soglia «a un passo più spedito di quanto avevamo pensato», in modo da far diventare l’orientamento monetario «moderatamente restrittivo», riducendo l’eccesso di domanda rispetto all’offerta, mentre la politica monetaria non può contrastare l’incremento dei prezzi dell’energia.
I prossimi passi sui tassi
Un altro rialzo dei tassi da 75 punti base potrebbe essere deciso nella prossima riunione del 26-27 luglio. I mercati stimano che sia raggiunto un livello attorno al 3,6% entro fine anno. Tutti i membri della Fed si aspettano che i tassi arrivino almeno al 3% a fine anno, con la maggioranza che ipotizza una forchetta tra 3,25 e 3,5%.
Powell, ripetendo quanto comunicato la scorsa settimana, ha anticipato che in futuro «gli aumenti dei tassi in corso saranno appropriati». Il ritmo delle strette «continuerà a dipendere dall’evoluzione delle prospettive dell’economia. Prenderemo le decisioni riunione per riunione». L’inflazione, ha aggiunto, ha «sorpreso al rialzo nell’ultimo anno e altre sorprese potrebbero essere in serbo. Dovremo essere agili nel rispondere ai dati in arrivo».
L’inflazione Pce, quella più utilizzata dalla Fed, è stata del 6,3% ad aprile. Escludendo le categorie volatili dei beni alimentari e dell’energia, il dato di fondo è stato del 4,9%. Powell ha spiegato che negli Usa l’inflazione è più legata alla domanda, mentre nell’Eurozona più ai prezzi dell’energia. Nelle due aree «il livello dell’inflazione è simile, ma la composizione è diversa», ha rilevato.
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