Morto Leonardo Del Vecchio, il patron di Essilor-Luxottica aveva 87 anni

È morto Leonardo del Vecchio, fondatore di Luxottica e presidente di EssilorLuxottica. Si è spento questa mattina, 27 giugno, presso l’ospedale San Raffaele di Milano l’uomo che, affidato molto piccolo dalla madre, giovane vedova, all’orfanotrofio di Milano fondato nel 1.500 da San Girolamo Emiliani, il Martinitt, ha creato con le abilità da artigiano apprese al collegio meneghino un impero industriale nell’occhialeria. Gruppo che gli ha permesso di diventare il secondo uomo più ricco d’Italia con una fortuna di oltre 30 miliardi di dollari.
Leonardo del Vecchio, il secondo uomo più ricco d’Italia
Secondo gli ultimi dati Forbes il patrimonio personale è di 25,8 miliardi di dollari. A 14 anni il suo primo lavoro da garzone alla Johnson. L’avventura di Luxottica inizia 12 anni dopo ad Agordo, in provincia di Belluno, dove il Comune offriva un terreno a chi avviasse un’azienda. Quattordici i dipendenti, in origine produceva semilavorati per conto terzi. Con la sua industria, partita dalla provincia di Belluno 61 anni fa fino a diventare il più grande sistema distributivo del mondo dell’ottica, Del Vecchio è diventato un simbolo globale dell’imprenditoria del made in Italy. Il classico self-made man che partito con la propria macchina da una piccola officina nel milanese e lavorando da terzista e fornitore di stampi per la costruzione di montature per gli occhiali decise di aprire una fabbrica negli anni 60 ad Agordo, distretto già dominato da big come Marcolin, Safilo e Lozza tutti battuti poi nel corso degli anni a venire.
La creazione del gigante Luxottica e la conquista degli Stati Uniti
Come? A colpi di acquisizioni con lo spirito di un imprenditore che cercava di mettere al sicuro la propria azienda dalla dura competizione del mercato, perché il business delle licenze (per i grandi marchi, uno su tutti Armani) e le catene distributive non gli permettevano il totale controllo della filiera e dunque la sicurezza dei risultati economici. Da 14 persone, i dipendenti della sua società sono passati a 180mila.
Il grande M&A lo porta prima negli Stati Uniti dove mette le mani su prestigiosi marchi d’oltre Oceano come Ray-Ban e Oakley, ma anche Persol e Vogue e poi le operazioni anche lungo la filiera per comprare sia le lenti (la fusione da 50 miliardi di euro nel 2018 con il colosso francese Essilor) sia i negozi e avere accesso direttamente al mercato (fra gli ultimi deal Salmoiraghi e Viganò e l’opa sulla catena Grand Vision). Una corsa al successo che ha portato Luxottica a quotarsi non solo a Piazza Affari (nel 2000) ma anche a Wall Street (nel 1995).
Dopo essersi ritirato operativamente dalla guida della propria azienda affidando prima le deleghe dal 2004 fino al 2014 ad Andrea Guerra e poi per due anni in una strana governance bicefala a Massimo Vian ed Enrico Cavatorta prima e poi Adil Mehboob-Khan, Del Vecchio è tornato nel 2016 alla guida del proprio gruppo sempre nel ruolo di presidente, ma con deleghe. A dispetto dell’età, oltre 80 anni, negli ultimi sei anni l’imprenditore milanese ha continuato a ingrandire la propria azienda, ad aumentarne il fatturato, a ridisegnarne la faccia e ha aperto nuovi mercati, quelli del futuro che per gli occhiali vogliono dire interazione con il digitale e la realtà aumentata del metaverso.
Nel 2018 la fusione tra Luxottica ed Essilor, un’operazione da 50 miliardi di euro
Messa a segno non senza qualche scontro nella governance con i francesi di Essilor (ora il suo braccio destro Francesco Milleri è saldamente alla guida dell’impero EssilorLuxottica) la fusione che ha creato il primo gruppo al mondo degli occhiali, Del Vecchio infatti ha iniziato nel 2014 prima la collaborazione con Google e poi con Facebook (il primo incontro tra Del Vecchio e Mark Zuckerberg nel 2019, con l’arrivo ad Agordo in elicottero del fondatore del social network) per creare gli smart glasses, gli occhiali “intelligenti” digitali che permettono di fare foto, video, ascoltare la musica e fare le telefonate. Occhiali a design Ray-Ban.
La partnership con Meta per gli occhiali smart
A chi gli chiedeva come avesse fatto ad arrivare a quel punto da self-made man, Del Vecchio rispondeva: “È semplice. Ho sempre cercato di essere il migliore in tutto quello che faccio. Non ho mai potuto farne a meno”. Ed è la ragione per cui ha improntato la sua attività imprenditoriale all’innovazione e alla ricerca dei trend più moderni.
Alla ricerca di innovazione
Nella sua biografia, curata da Tommaso Ebhardt e edita da Sperling&Kupfer, Del Vecchio diceva che gli italiani “sono grandi artigiani, grandi artisti, ma spesso ci fermiamo a quel livello. Bisogna avere il coraggio di continuare ad andare avanti”. Una filosofia che l’imprenditore voleva applicare sia all’imprenditoria (diceva che spesso “si ferma al primo successo e smette di innovare”) sia alla finanza. Definiva quest’ultimo mondo come “fragile e in ritardo, protetto fino a ora da regolamenti e relazioni forti che non ne potranno più garantire la sopravvivenza”. Il suo ruolo a Piazzetta Cuccia e nelle Generali puntava, nella sua visione, alla ricerca di un cambiamento di paradigma nel settore.
Il give-back e le battaglie nella finanza
Nel frattempo, il miliardario ha cercato di restituire un po’ delle sue fortune al “Paese che gli ha dato tanto”, cercando di rilevare l’Istituto Europeo di Oncologia ed il Centro cardiologico Monzino, di rimettere in piedi l’Ilva di Taranto partecipando alla gara per rilevare l’acciaieria in gestione commissariale e ora ha salvato insieme ad altri soci lo storico stabilimento dell’Ideal Standard nel bellunese. Anche con le battaglie nella finanza, dove ha investito creando tra l’altro un impero immobiliare, Covivio (nato dalla fusione fra Beni Stabili e la transalpina Foncieres de Regions): Mediobanca, la cui scalata è in corso e le Assicurazioni Generali “per difenderne l’italianità e aiutarle a crescere, a diventare leader”. Battaglia il cui testimone passa ora nelle mani del consulente diventato poi braccio destro Milleri.
Il cordoglio
Del Vecchio lascia la moglie Nicoletta Zampillo e sei figli: Claudio, Marisa, Paola, Leonardo Maria, Luca e Clemente. I primi tre nati dal primo matrimonio con Luciana Nervo, gli ultimi due dall’unione con l’ex compagna Sabina Grossi. “Con la sua scomparsa, Milano perde una delle figure più emblematiche della sua storia recente. Il valore fondante di Milano è il lavoro e Leonardo Del Vecchio vi ha speso tutta l’esistenza, fino all’ultimo suo istante”, ha detto il sindaco meneghino, Giuseppe Sala. Gli ha fatto eco il presidente della regione Veneto, Luca Zaia: “Fu un imprenditore che ha guardato ben oltre i propri sogni, portando il Veneto alla ribalta del mondo”.
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